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La paura di sbagliare. Confronto gentile con l’errore


Gestione errore. Sara Raffaele Psicologa Sport

La paura di commettere errori è una tematica che molto spesso, sia pazienti che atleti, mi portano in consulenza.​​


È un argomento delicato poiché fortemente collegato alla difficoltà di percepirsi capaci rispetto alle sfide, di mettersi in gioco e di fare progressi.

Siamo tutti consapevoli che quando si provano cose nuove, quando si corrono dei rischi e ci si assumono delle responsabilità, misurarsi con l'errore è inevitabile.


Nonostante questo, alcune persone in particolar modo, sviluppano un'eccessiva preoccupazione nei confronti dell'errore, vivendolo come indice di fallimento personale.


Le motivazioni di questo comportamento possono risiedere in un complesso intreccio di fattori individuali, familiari e contestuali, in cui l'aspettativa della performance eccellente (scolastica, lavorativa, sportiva) priva di sbavature, diviene sinonimo di maggiore valore. Questo funzionamento porta a esigere da se stessi prestazioni sempre elevate, ipercriticare il proprio comportamento e sviluppare una percezione di sé che si potrebbe tradurre con "se sbaglio sono sbagliato", "quello che faccio non è abbastanza", "non sono abbastanza" e così via.


In alcuni casi la paura di sbagliare è connessa anche al timore di deludere le proprie e le altrui aspettattive, con il risultato di mettere un freno a mano potentissimo alle proprie azioni. Il pensiero che sia ha potrebbe risuonare come "meglio non fare che rischiare di fallire".


Il tema è certamente complesso e questo articolo non ha la pretesa di essere esaustivo sull'argomento, ma quando si sperimentano queste sensazioni, un buon punto di inizio può essere quello di acquisire maggiore consapevolezza sull'impatto emotivo che lo sbaglio ha sui propri comportamenti.


Il punto, infatti, non è non fare errori ma non lasciarsi bloccare dalla paura di commetterne.

Di seguito qualche idea per affrontare i piccoli “fallimenti” della vita in maniera diversa.

Buona lettura!

  • Aumentare la consapevolezza delle proprie emozioni

Prenditi un momento per pensare a come ti senti di solito quando sbagli.

Ti arrabbi? Ti intristisci? Ti imbarazzi? Ti senti in colpa? Il primo passo è prendere consapevolezza della tua emozione prevalente. Se si ha maggiore comprensione di cosa accade a livello emotivo infatti, si può avere migliore controllo sulle proprie azioni.

  • Aumentare la consapevolezza dei propri comportamenti

Cosa fai dopo un errore? Qual è la tua reazione? Perseveri o tendi a mollare? Diventi eccessivamente prudente ed eviti di esporti? Hai paura di qualcosa?

Presta attenzione a cosa accade, se hai più la tendenza a evitare, analizzare la situazione, metterti in discussione, rimproverarti, correre ai ripari o reagire con tenacia.

  • Confrontarsi con le sensazioni negative che si sperimentano

Come ti senti quando sbagli? Prova a chiudere gli occhi e a ripensare a un errore commesso di recente in una situazione per te importante (sul lavoro, a scuola, con un amico/a…) e ascolta le sensazioni che provi. Prenditi un po’ di tempo per fare questo esercizio e quando hai terminato continua a leggere.


Cosa hai provato? C’è una parte del corpo in cui queste sensazioni erano più forti? Potrebbero assomigliare a un nodo in gola, un pugno nello stomaco, pesantezza nel petto, confusione nella testa o altro?


In genere tendiamo a voler eliminare le sensazioni spiacevoli il più presto possibile, sfuggendo ad esse. Questa volta prova semplicemente ad ascoltarle ed accettarle per quello che sono, riconoscendole come qualcosa di umano. Prova a respirare e a dirti "Va bene sentirmi così", " È umano sentirsi così". Resta in ascolto di queste sensazioni, permettiti di sentirle anche se sono destabilizzanti e gradualmente le renderai meno intense e intollerabili.


  • Sperimentare una nuova gentilezza verso se stessi

Ancora una volta ti chiedo di chiudere gli occhi, di immaginare di aver commesso un errore e portare attenzione stavolta al tuo dialogo interno.

Che cosa ti dici? Che tono usi quando ti parli? Sei duro/a o gentile con te stesso?

Se ti accorgi che le tue parole sono severe o addirittura aggressive prova a fare qualcosa di diverso stavolta e ditti qualcosa di gentile. All'inizio può essere difficile ma puoi procedere per gradi. Concentrati prima sui termini e poi sul tono. Può aiutarti pensare a cosa diresti alla persona a cui tieni di più se dovessi rincuorarla?

 

Se hai provato a fare questi esercizi avrai forse un po' più chiaro cosa ti accade di fronte all’errore e se tendi ad essere ipercritico.


Purtroppo più siamo inflessibili con noi stessi, più limitiamo la nostra possibilità di metterci in gioco e di cogliere le opportunità, rischiando di autoboicottare la nostra crescita.

Una possibilità è quella di guardare l’errore da un’altra prospettiva, non quella del giudizio critico verso di sé ma di un’umana accettazione delle proprie fragilità. Ne usciremo sollevati e forse anche più coraggiosi.



Bibliografia

Carson,S.H.,Langer, E.J., MINDFULNESS AND SELF-ACCEPTANCE

Journal of Rational-Emotive & Cognitive-Behavior Therapy, Vol. 24, No. 1, Spring 2006


Lombardo C.; Violani C. a cura di. (2011). Quando perfetto non è abbastanza. Conseguenze negative del perfezionismo. LED Edizioni Universitarie

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